Epigram 9.19

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Codex Palatinus 23, p. 360
Codex Palatinus 23, p. 361

Texts

ὁ πρὶν ἀελλοπόδων λάμψας πλέον Αἰετὸς ἵππων,
ὁ πρὶν ὑπαὶ μίτραις κῶλα καθαψάμενος,
ὃν Φοίβου χρησμῳδὸς ἀέθλιον ἔστεφε Πυθώ,
ὀρνύμενον πτανοῖς ὠκυπέταις ἴκελον,

καὶ Νεμέη βλοσυροῖο τιθηνήτειρα λέοντος,
Πῖσά τε, καὶ δοιὰς ᾐόνας Ἰσθμὸς ἔχων,
νῦν κλοιῷ δειρὴν πεπεδημένος, οἷα χαλινῷ,
καρπὸν ἐλᾷ Δηοῦς ὀκριόεντι λίθῳ,
ἴσαν μοῖραν ἔχων Ἡρακλέι: καὶ γὰρ ἐκεῖνος

τόσς1᾽ ἀνύσας δούλαν ζεῦγλαν ἐφηρμόσατο.

— Paton edition

Un tempo un’aquila si distinse tra cavalli veloci, che una volta era adornata di corone sulle zampe; poiché Febo profetizzava, Pito onorava il premio, sollevandolo simile agli uccelli veloci; anche Nemea, nutrice del feroce leone, e Pisa e Istmo, avendo due rive, adesso lega una collana al collo come freno. Demetra macina il grano con la pietra appuntita. Eracle ebbe la stessa sorte: infatti anche questo, dopo tanti limiti, sopportò il collare della gogna in schiavitù.

— Cagnazzi

Cities

Keywords

Deities (eng)
Mythical characters, minor deities (eng)

Comments

#1

Great minds think alike ? I mean have similar experiences : )

#2

Nell’epigramma viene citata la gogna, La gogna è uno strumento punitivo, di contenzione, di controllo, di tortura, utilizzato prettamente durante il Medioevo. È costruita come un collare in ferro, fissata a una colonna per mezzo di una catena, che veniva stretta attorno al collo dei condannati esposti alla berlina. Successivamente si è modificata in tavole di legno provviste di cerniera, che formano fori attraverso i quali sono inseriti la testa e/o vari arti del prigioniero, poi bloccate insieme per trattenerlo. La più antica menzione conosciuta documenta l'uso della gogna in Europa, nell'Utrecht Psalter, intorno all'820. Il governo provvisorio del Regno Lombardo-Veneto nel 1814 sospese la pena della berlina (o gogna) per le donne e gli ecclesiastici. La gogna come pena fu abolita nel XIX secolo, ma in alcuni casi se ne è registrata ancora l'applicazione, sino all'ultimo avvenuto nel 1995 a Panama. Tra i personaggi illustri del passato condannati all'umiliazione della gogna ritroviamo, nel 1703, Daniel Defoe, che compose per l'occasione l'ode Inno alla gogna. Nella rievocazione storica dell'assedio della città piemontese di Canelli (1613), in provincia di Asti, compare una gogna, dove le "vittime" sono imprigionate e sottoposte alla "tortura del solletico" in pubblico. Le gogne erano allestite nelle piazze di mercato e negli incroci per detenere criminali di poca importanza. Spesso un cartello era appeso al collo del malfattore, o nelle vicinanze, con l'iscrizione del delitto e della pena. La pena della gogna durava generalmente poche ore o qualche giorno. La gogna più comune restava comunque il ceppo: la vittima, imprigionata mani e piedi, veniva esposta in piazza alla folla, che la scherniva e umiliava il malcapitato e ne faceva bersaglio delle proprie tensioni. Era comune che si prelevasse dai pozzi neri lo sterco per imbrattarne capelli, naso, bocca, oppure che si lanciassero sassi o verdure marce, che si ustionasse il malcapitato o gli si procurassero lacerazioni poi ricoperte di sale, o gli si provvedesse a fare il solletico ai piedi o ai fianchi. In caso di demolizione non si toccava direttamente la colonna della gogna, ma si scavava attorno alla sua base fino al punto in cui la colonna cadeva su sé stessa.

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