Epigram 5.28

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Codex Palatinus 23 p. 92

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νῦν μοι χαῖρε λέγεις, ὅτε σου τὸ πρόσωπον ἀπῆλθεν
κεῖνο, τὸ τῆς λύγδου, βάσκανε, λειότερον:
νῦν μοι προσπαίζεις, ὅτε τὰς τρίχας ἠφάνικάς σου,
τὰς ἐπὶ τοῖς σοβαροῖς αὐχέσι πλαζομένας.

μηκέτι μοι, μετέωρε, προσέρχεο, μηδὲ συνάντα:
ἀντὶ ῥόδου γὰρ ἐγὼ τὴν βάτον οὐ δέχομαι.

— Paton edition

Agora você me diz "olá", maldito, quando aquela sua face mais lisa que o mármore já se foi.
Agora você brinca comigo, quando perdeu suas madeixas que balançavam sobre altivo pescoço.
Não mais se aproxime de mim, nem me encontre, orgulhoso, pois não recebo uma amora como se fosse uma rosa.

— Luiz Capelo

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#1

nota epigramma 28

L’epigramma, tradotto tradizionalmente al maschile, può in realtà riferirsi sia ad un destinatario maschile sia femminile. Al femminile è più coerente col libro di appartenenza (il quinto, dedicato agli amori eterosessuali, mentre quelli pederotici sono contenuti nel libro XII). Lo scolio conferma la nostra ipotesi, in quanto parla esplicitamente di una prostituta al femminile; tuttavia, un secondo copista, con calligrafia diversa, ha sovrascritto la dedica “a una prostituta” con “a un giovinetto”. Forse la consueta traduzione al maschile nasce da un’errata interpretazione dell’epigramma, in particolare degli aggettivi a due uscite βάσκανος, -ον e μετέωρος, -ον, e dall’aver ignorato le informazioni fornite dallo scolio.

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νῦν μοι χαῖρε λέγεις , ὅτε σου τὸ πρόσωπον ἀπῆλθεν
κεῖνο , τὸ τῆς λύγδου , βάσκανε , λειότερον :
νῦν μοι προσπαίζεις , ὅτε τὰς τρίχας ἠφάνικάς σου ,
τὰς ἐπὶ τοῖς σοβαροῖς αὐχέσι πλαζομένας .

μηκέτι μοι , μετέωρε , προσέρχεο , μηδὲ συνάντα :
ἀντὶ ῥόδου γὰρ ἐγὼ τὴν βάτον οὐ δέχομαι .

Mi dici Ciao ora che il tuo viso se ne andò , quello più liscio del marmo , strega ; ora giochi con me , quando hai fatto sparire i tuoi capelli , quelli che ondeggiavano sul tuo collo fiero .
Non ti avvicinare a me , piena di arie , e non venire incontro ( a me ) : infatti , invece di una rosa , io non voglio la spina .

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